Posso dirlo? Me lo sentivo. Devo perfino averlo detto a qualcuno, vedi te quello Zangani lì, mi pare di aver detto, così compito, così educato, così tutto di un pezzo, con quel sorriso certamente non obliquo, uno spirito laico e l'aria così per bene che ogni madre lo vorrebbe sposato con la propria figlia. Ma soprattutto mi pare un fascistofilo. Così dicevo. Ed ecco che in pieno consiglio comunale dichiara di non rinnegare la simpatia fascistofila. Capito? ...
Mica palle, proprio così - "è una definizione che non mi offende!" - calato come un asso di briscola in mezzo ad una platea postcomunista, con signore e parenti al seguito, che intanto si sgolava per quella faccenda del tribunale dell'Inquisizione. Si celava, dietro a quell'ammissione, ciò che nella società dello spettacolo a nessuno verrebbe mai di ammettere se non fosse sincera, un mondo pieno di innocenza e di impegno, di ideali e di caparbietà. Considerando che oggi la maggioranza, con il cuore a Villafranca, quasi quasi si vergogna di ammettere di essere, ma che dico ex comunista, ma anche solo riformista, professare una simpatia fascistofila è almeno una certezza, una di quelle cose che riescono a consolare, in questa politica incattivita e lacerata dove ci si guarda tutti in cagnesco, si fa il viso d'arme e l'uno dileggia l'altro.
Ora finalmente sappiamo con certezza che è la Mara che traccia il solco, ma è Zangani che lo difende.
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